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    io mi ricordo ch essendo piccino, costumava non sola-
    mente spassarmi ad avvivare, e guardare e mostrare al-
    trui per maniera come se vivessero, ma eziandio cercare
    e trovare alcuni vestigi di sembianza umana, secondo-
    ch allora mi pareano, evidenti, negli alberi ch erano lun-
    go le strade per cui mi menavano, e in altre cose tanto
    remote da ogni similitudine umana, ch io stimo per cer-
    to d avere a muovere il riso specificandone qualchedu-
    na, come dire i caratteri dell alfabeto, e seggiole e vaselli
    e altri arnesi di cento specie, e cose simili; nelle quali in
    oltre mi figurava di scorgere parecchie diversit di fiso-
    nomia, che riputandole argomento di buona o cattiva
    indole, m erano poi motivo d amar queste e d odiar
    quelle. E tanto manifestamente si diletta la fantasia no-
    stra in attribuire alle cose non vita semplicemente ma vi-
    ta umana, che non appagandosi di qualunque non tale,
    s ingegna di trasmutarla in questa medesima nostra vita,
    come vediamo segnatamente nei fanciulli, che si fingono
    le bestie ragionevoli e intellettive, e discorrono e conver-
    sano seco loro non altrimenti che colle persone. Da tutte
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    Letteratura italiana Einaudi
    Giacomo Leopardi - Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica
    queste cose, che quantunque sieno pi cospicue ne fan-
    ciulli, non per questo non appariscono almeno in parte
    anche nei provetti, secondo massimamente che resta
    all immaginazione maggiore o minore imperio, da tutte
    queste, e da molte altre che si potrebbero dire, facilmen-
    te si raccoglie che quel desiderio naturale di vita del
    quale trattiamo, provenga da quella vastissima inclina-
    zione che tutti abbiamo alle creature simili a noi, madre
    di svariatissimi effetti, e non sia veramente altro che un
    desiderio della presenza di tali creature; laonde se potes-
    se avvenire che una cosa pensasse e non vivesse, questa
    cosa non rassomigliando alle creature viventi, n anche
    avrebbe in s questo desiderio di vita; s come questo
    medesimo (e intendo, come v accorgete, non mica il de-
    siderio di vivere, ma quello che ho determinato di so-
    pra), se ha punto di forza nei bruti, da credere che gli
    spinga a desiderare ciascuno la vita della sua specie. Ora
    venendo a quello che scaturisce da questi principii, non
    tanto io quanto voi stessi, o Lettori, spontaneamente av-
    vertirete in primo luogo la naturalezza e bellezza delle
    favole greche, le quali compiacendo a questo desiderio
    poeticissimo ch in noi, popolarono il mondo di perso-
    ne umane, e alle stesse bestie attribuirono origine uma-
    na, acciocch l uomo trovasse in certa maniera per tutto,
    quello che non l esempio n l insegnamento n l uso n
    la pedanteria n il gusto classico n le altre baie fanta-
    sticate dai romantici, ma la natura lo spinge irrepugna-
    bilmente a cercare, dico enti simili a s, n riguardasse
    veruna cosa con noncuranza; e il poeta potesse rivolger-
    si colle parole a checchessia, conforme ha per costume
    ingenito e naturale, non altrimenti che i fanciulli: secon-
    dariamente come stieno male in bocca d un maestro di
    psicologia quelle parole, che il primo concetto
    d avvivare la natura convertendola in individui di questa
    nostra specie, da qualunque avvedimento sia procedu-
    to, fu, anzichen, immaginoso; appunto come se
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    Letteratura italiana Einaudi
    Giacomo Leopardi - Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica
    questo concetto fosse stato casuale e arbitrario, e non
    naturalissimo e necessarissimo, n venuto allo stesso
    Breme quando era bambino, e anche oggi mandato so-
    vente ad effetto dalla sua propria immaginativa: ultima-
    mente la vanit e stranezza di quella sentenza del Cava-
    liere, che abbiamo preso a discutere, vale a dire che il
    poeta volendo avvivar la natura, gli convenga avvivarla
    immediatamente, e non come gli antichi, trasforman-
    do le cose inanimate in persone. Il che quanto sia non
    dir falso, ma peggio che ridicolo e intollerabile, appari-
    sce non solo dalle cose che si son dette, ma in oltre pri-
    mieramente da questo, che noi non fummo giammai n
    saremo tocchi, n prenderemo cura, n verremo, per co-
    s dire, a parte degli affetti o delle azioni, o di qualsivo-
    glia altra cosa appartenente alle creature introdotte o
    comunque mentovate dal poeta, se queste non saranno
    simili a noi; e veruno al mondo non pianse n pianger
    delle disgrazie d un fiore o d un pomo o d un lago o [ Pobierz całość w formacie PDF ]
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