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    dal cuore del generante, dopo i sette dì fa uno folliculo e
    circundalo in modo d un uovo. [12] Nella seconda setti-
    mana si generano certe gocciole di sangue nella superfi-
    cie del folliculo, e nella terza settimana quelle gocciole
    che sono di fuori entrano dentro a esso umore di con-
    cezzione; nella quarta il detto umore si restringe e coa-
    gula, sendo quasi infra carne e sangue. [13] Nella quinta
    in essa sustanzia d umore si compone la efigie umana,
    sendo di grandezza d uovo a pena, e in quella brevità so-
    no designate tutte le membra e ogni lineamenta di tutto
    il corpo. [14] E alcuna volta aviene che, fornita tutta la
    composizione dei membri, come detto è, il parto nel set-
    timo mese s afretta; se non, nel nono mese ha sua per-
    fezzione. [15] Dapoi, dopo i sette dì dal nascimento, elli
    getta le reliquie del bellìco e dopo due volte sette inco-
    mincia al lume del suo vedere muoversi; e dopo sette
    volte sette liberamente già le popille e tutta la faccia ri-
    volge a vedere le cose; dopo i sette mesi cominciano i
    denti a nascere. [16] E così, se bene e tritamente si con-
    sidera, si vedrà per questo numero ogni nostra operazio-
    ne naturale trascorrere; il perché io le lascio, ché troppo
    lungo sarebbe il mio sermone.
    [17] Resta a dire come si faccia animale ragionevole,
    imperò che ciò che detto io ho è fatto da dDio mediante
    le influenze de cieli, delle qualità delli elementi e
    dell ordine della natura; il perché è corruttibile e morta-
    le; ma quello che ffa Iddio sanza mezo, quello è incor-
    ruttibile e immortale. [18] Quella è adunche l anima, la
    quale Idio, quando la natura ha fatto l articulare perfet-
    to del cerebro, spira e nuovo spirito sopra tanta arte di
    natura; e questa anima, nuovamente fatta da dDio sanza
    mezzo, ciò che truova, e vegetabile e sensitivo, tira in
    sua sustanza e diventa una sola, la quale vive e sente e
    Letteratura italiana Einaudi 149
    Giovanni Gherardi - Il paradiso degli Alberti
    conosce sé essere animale ragionevole oltre allo intellet-
    to d ogni animale bruto, parlando largo. [19] Dapoi che
    la separazione del corpo all anima si fa, rimane l anima
    intellettiva immortale e incorporea, avendo in potenza
    l umano e  l divino; il perché, congiungendosi al corpo,
    quello arebbe in atto e in potenza. [20] Per la qual cosa,
    secondo che mi pare che  l Comentatore sentisse in buo-
    na parte, quando distinzione diede fra llo intelletto pos-
    sibile e agente, ponendo lo  ntelletto possibile potere
    stare sanza organo, e per consequente quello diceva im-
    mortale; [21] mostrando il maestro Aristotele quello di-
    re e sentire e certo, secondo dimostra in più luoghi,
    quello volere, e singularmente dove della natura delli
    animali scrive, così dicendo trattando dell uomo: «Dello
    intelletto possibile niente al presente diremo, imperò
    che da estrinsico viene, la qual cosa certamente è divi-
    na». [22] E non è maraviglia, facendo uno corolario,
    agiugnendosi l anima al corpo potere patire: e così puo-
    te corporalmente avere pena e diletto. [23] E questo es-
    sendo, come chiarissimamente per molti essempli pro-
    vare si puote, dobiamo in confusione delli stolti e in
    essaltazione de bene e credenti aempiersi la divina giu-
    stizia, andando coÙlla autorità dello apostolo al vero e
    cattolico credere, dicendo e credendo confessare e affer-
    mare niuno male impunito e neuno bene irremunerato.
    [24] E questo molto bene e artificiosamente cel dice il
    nostro divino poeta Dante nella sua seconda cantica, ca-
    pitolo 26, dove così: «Sangue perfetto» ecc., per molti
    versetti infino: «quindi piagniamo, quindi ridiam noi»
    ecc. Omai, con vostra pace e correzzione, se a pieno non
    avessi sì detto, por fine intendo al mio dire  .
    [25] Dopo tanto dire del cancellieri, tutti comendaro-
    no la chiara e buona sentenza sua, dicendo il maestro
    Marsilio inverso lui cotali parole:
     Io mi credea che contento fossi solamente alla ora-
    toria e poetica, ma io vegio che non solamente a vvoi è
    Letteratura italiana Einaudi 150
    Giovanni Gherardi - Il paradiso degli Alberti
    famigliare la filosofia naturale, ma la medicina e la teolo-
    gia; [26] il perché lascerò ormai il rispondervi a questi
    miei magiori maestri e conchiuderò così: io dico che in
    meno parole in alcuno tempo non udi tanto pienamente
    sadisfare in tanta profonda e alta matera, e in me pensa-
    to arei impossibile con tanta brevità quello bene e perlu-
    cido, come detto è, poter dire. [27] E ormai chiaro veg-
    gio e conosco che l edioma fiorentino è sì rilimato e
    copioso che ogni astratta e profonda matera si puote
    chiarissimamente con esso dire, ragionarne e disputar-
    ne. [28] E bene omai voglio credere quello che io sento
    del vostro Dante, poeta teolago, che tante alte sentenze
    d ogni disciplina elli ponghi sotto il velame della sua leg-
    giadrissima invenzione; e per certo, padri miei, e con-
    viene che io l abbia per l avenire dimestico e familiare,
    dogliendomi forte che per lo arietro fatto non l abbia.
    [29] Ma se, a voi grazioso e piacevole è, io sogiugnerò
    una dimanda, la quale è questa: quale è il fine e la felicità
    dell uomo? E questo detto, l altra compagnia con noi
    s agiungerà e prenderemo altri piaceri e gioconditadi.
    [30] E sanza altra diterminazione a vvoi, maestro Biagio,
    a mme pare darvi questa risposta, imperò che conoscia-
    mo a vvoi ogni parte di filosofia essere domestica e fami-
    liare e oltra a ogni altro italico pronta avella. Il perché
    sanza dilatazione di tempo verrete alla diterminazione  .
    E così detto, il maestro tacette, commendando ciascuno
    la dimanda e la commessione del maestro Marsilio.
    [31] Udito questo il maestro Biagio e vegendo a llui
    convenire dire, così rispuose:
     Magistri e domini miei, e vi piace che io dica del fi-
    ne e della filicità dell uomo, e io ubedire voglio, premet-
    tendo non punto iscostarmi di quanto vuole il maestro
    Aristotele nelle sue Morali, parlando della felicità mon-
    dana e del suo fine. [32] Ora, vegnendo soccintamente
    alla nostra materia, io dico così: volloro i filosofi e di-
    stinsono, come pone Aristotele nel primo dell Etica, tre
    Letteratura italiana Einaudi 151
    Giovanni Gherardi - Il paradiso degli Alberti
    vite, ciò è voluttuosa, politica e contemplativa, imperò
    che ellino vidoro l uomo essere mezzo delle cose di so-
    pra e quelle di sotto. [33] È adunque l uomo sopra alle
    bestie, coÙlle quali per lo senso participa, e minore alli
    angeli o veramente alle sustanze seperate, coÙlle quali
    participa, per lo intelletto. [34] E adunche è da conside-
    rare primamente come participa coÙlle bestie; seconda-
    mente perch elli è alcuna cosa in sé; terzio e ultimo per-
    ché e partecipa coÙll e intelligenzie seper ate... razioni
    sono prese da filosofi tre vi te...par ticipa coÙlle bestie [ Pobierz caÅ‚ość w formacie PDF ]
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